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La concessione in godimento di beni dell’impresa a soci o familiari dell’imprenditore: profili critici ed interpretativi

Sommario:

1. Premessa – 2. Le disposizioni normative – 3. Le previsioni contenute nel Provvedimento dell’Agenzia delle Entrate – 4. Lacune, disposizioni non coordinate e dubbi applicativi – 5. Conclusioni e perplessità operative

1. Premessa

L’art. 2 del D.L. 138/2011 (c.d. manovra di Ferragosto), convertito con modificazioni dalla L. 148/2011, ai commi da 36-terdecies e a 36-duodevicies ha introdotto importanti modificazioni dell’art. 67 del D.P.R. 917/1986. Le modifiche, che si vedranno in seguito, sono principalmente finalizzate a rendere più efficace l’azione dell’accertamento sintetico del reddito delle persone fisiche come disciplinata dall’art 38 del D.P.R. 600/1973. Al contempo, tali misure mirano a disincentivare l’utilizzo di strumenti societari volti, da un lato, ad occultare il reale utilizzatore di determinati beni, dall’altro, ad ottenere risparmi fiscali altrimenti non conseguibili.

L’Agenzia delle Entrate, come previsto dal co. 36 sexiesdecies dell’art. 2 del D.L. 138/2011, in data 16/11/2011 ha emanato l’apposito provvedimento n. 166485 con il quale sono stati individuati i termini e le modalità della comunicazione prevista dal suddetto comma, in alcuni casi interpretando in modo fortemente estensivo le disposizioni normative od operando, addirittura, in eccesso di delega.

La novità in oggetto interessa moltissime realtà imprenditoriali presenti a livello nazionale ed internazionale, anche di rilevanti entità e dimensioni.

Lo scopo del presente articolo, una volta esaminata brevemente la novità normativa, sarà però quello di individuare le lacune e le incongruenze del provvedimento in esame (ampliate dal provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate), focalizzando l’analisi su possibili soluzioni interpretative.

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