SIMONE MORABITO*
ARTE E DIRITTO: LA DUE DILIGENCE COME
STRUMENTO DI PREVENZIONE E VALORIZZAZIONE
SOMMARIO:
1. Introduzione
2. La Due Diligente artistica
3. Standard di analisi
4. Conclusioni.
1. Introduzione
Collezionare è una malattia incurabile. E non è una questione di soldi se si soffre o meno
di questa malattia. Un collezionista veramente appassionato si spinge fino al limiti delle
sue possibilità, che si tratti di dieci o cento marchi, di venti o trenta milioni di dollari
SIMON DE PURY
Nell’epoca contemporanea, l’arte viene vista sempre di più come una classe di beni di
investimento. L’uso dell’arte come bene di valore ha posto alle autorità un problema
significativo: come impedire che individui coinvolti in attività illecite sfruttino l’arte come
strumento di investimento per scopi fraudolenti. L’arte, essendo facilmente trasportabile,
con un valore soggettivo e altamente apprezzabile, sembra un mezzo particolarmente
attraente per il riciclaggio di denaro. Tuttavia, la situazione potrebbe essere in fase di
cambiamento.
L’acquisto di un opera d’arte richiede senz’altro attenzioni maggiori rispetto ad altre forme
di investimento. Il rischio di affrontare controversie legali post-vendita su tali tipi di beni
dipende in gran parte dal fatto che gli operatori agiscano o meno con il grado di attenzione
richiesto non solo dalle norme di legge, ma anche dal codice etico che sono tenuti a
rispettare. Un’accurata due diligence permette di far emergere, già nella fase preliminare
all’acquisto, eventuali criticità che potrebbero incidere negativamente sul valore dell’opera.
Si può, in tal senso, definire la due diligence come la soluzione definitiva per tutelare
l’autenticità e il conseguente valore di un’opera d‘arte?
∗ Avvocato, iscritto al Foro di Torino, simone.morabito@studiomorabito.eu – socio Studio Legale Tributario
Morabito – Presidente https://www.businessjus.com/ – Co-Fondatore http://www.artlawyers.legal/ –
Coordinatore Commissione Diritto dell’Arte.
Il termine “due diligence” esprime un concetto generale utilizzato per indicare una forma
di indagine impiegata in vari campi per valutare i rischi insiti e spesso non evidenti in un
potenziale acquisto. Ad esempio, nel mondo della finanza, viene utilizzata la due diligence
prima di effettuare un investimento. Nel contesto aziendale, è impiegata per analizzare il
livello di conformità rispetto alla normativa e alle leggi sulla privacy.
Cominciando proprio da queste diverse sfumature che può assumere il termine “due
diligence”, vediamo che può essere tradotto in italiano come “dovuta diligenza”. Tuttavia,
spesso viene utilizzato direttamente con il termine inglese anche nei contesti italiani,
specialmente nei settori legali, finanziari e aziendali. Se si preferisce utilizzare un termine
italiano, si può dire anche “verifica accurata” o “analisi approfondita”, a seconda del contesto
specifico.
La “dovuta diligenza”, essendo un processo di analisi che richiede tempo e attenzione,
necessita senz’altro di standard accurati, che possono e devono variare a seconda delle aree
di ricerca concerneti i settori nella quale questa indagine viene utilizzata. Attualmente, non
vi sono standard univoci, ma semplicemente linee guida generali che i diversi addetti ai
lavori possono personalizzare a loro discrezione in base al tipo di settore in cui la due
diligence deve essere svolta.
Per quanto riguarda la due diligence storico-artistica, rilevante nel contesto della
compravendita di opere d’arte e nella protezione di collezioni sia private che pubbliche,
non esistono ancora in Italia standard ampiamente riconosciuti. Non di meno, durante il
processo di acquisizione di un’opera d’arte, emergono sempre più numerose aree che
devono essere esaminate per garantire un acquisto affidabile e che non comprometta il
valore della collezione stessa. Le aree di indagine storico-artistiche comprendono
l’autenticità e l’attribuzione di un’opera, nonché la valutazione del prezzo e delle questioni
legali pertinenti.
Questa tecnica sta acquisendo crescente rilevanza poiché il mercato dell’arte si sta
espandendo, favorendo uno scambio sempre più significativo di beni artistici, situazione
che espone il mercato a nuove sfide in termini di tutela dell’autenticità e dell’attribuzione.
Gli stessi collezionisti stanno riconoscendo l’importanza di adottare misure preventive per
comprendere i vari aspetti di rischio prima di investire in un’opera d’arte, la quale presenta
basi di rischio intrinseche, passionali e decisamente più soggettive che vanno ben oltre
quelle di qualsiasi altro bene di investimento.
2. La Due Diligence artistica
L’investigazione che viene attuata durante la due diligence, corrisponde una ricerca
accurata di studio dell’opera d’arte stessa che rende necessario approfondimenti,
verificazione di fonti, analisi di diverse bibliografie e cataloghi, tutto per poter indirizzare tale studio in un’unica analisi organica e definita della stessa opera e delle collezioni su cui
si compie una due diligence.
Abbiamo visto che non esiste un obbligo legale di effettuare una due diligence prima di
acquistare o vendere un bene, tuttavia, è consigliabile e prassi comune farlo, specialmente
quando il bene o le azioni sono di notevole valore.
In tal senso, nel contesto di un’opera d’arte, i benefici derivanti dall’identificazione
preventiva dei rischi superano solitamente i costi che tale attività comporta, anche quando
i profili da analizzare sono numerosi e richiedono tempo. La due diligence, infatti, può
richiedere verifiche complesse su più fronti e l’intervento coordinato di diversi attori del
mercato dell’arte. Per questo motivo è fondamentale avvalersi di professionisti qualificati,
in grado di condurre un’analisi accurata e sensibile al contesto. Oltre al valore economico,
un’opera d’arte racchiude spesso un significato intimo e una storia personale per il
collezionista, elementi dal valore non quantificabile che meritano di essere trattati con
particolare attenzione e fiducia.
Uno dei primi profili da considerare nell’ambito della due diligence legale di un’opera
d’arte è la ricostruzione della sua vicenda storica, con particolare attenzione al tema della
provenienza. L’analisi dell’attribuzione, delle circostanze storiche e dei passaggi di mano
costituisce non solo una premessa logica, ma un’esigenza giuridica, specie alla luce della
normativa in materia di beni culturali. La corretta individuazione della natura pubblica o
privata del bene – come previsto dagli artt. 10 ss. del D.lgs. 42/2004 (Codice dei beni
culturali e del paesaggio) – può incidere profondamente sulla sua circolazione e, in alcuni
casi, sulla sua stessa commerciabilità.
Anche il principio secondo cui “possesso vale titolo” non può essere invocato in modo
acritico, soprattutto quando il decorso storico dell’opera presenta ambiguità o lacune
documentali. Ricostruire il tracciato dell’opera sino all’attuale possessore consente di
escludere, o eventualmente gestire, potenziali pretese di terzi, rivendicazioni statali, o rischi
legati alla circolazione internazionale del bene, specie in presenza di vincoli o dichiarazioni
di interesse culturale.
In questo contesto, la documentazione assume un ruolo centrale. Anche ciò che potrebbe
sembrare secondario, a un occhio esperto può offrire indizi determinanti per la
ricostruzione dell’identità e della tracciabilità dell’opera. Pubblicazioni, passaggi di mano,
esposizioni e attestazioni ufficiali costituiscono tasselli essenziali in questa attività di verifica,
soprattutto in relazione al quadro normativo vigente in materia di circolazione dei beni
culturali e alla necessità di garantirne la conformità sotto il profilo giuridico.
Un’opportuna analisi di questi elementi, condotta con le competenze adeguate, consente
non solo di tutelare l’investimento, ma anche di riconoscere eventuali profili critici,
valorizzando al tempo stesso l’autenticità e la legittimità del bene. In fondo, l’opera d’arte
non è mai solo un oggetto: è un frammento di storia, ed è nel rispetto di quella storia che
il diritto trova il proprio spazio. Infatti, il riferimento a cataloghi di mostre, bibliografie,
certificazioni di autenticità, fatture d’acquisto o attestati di libera circolazione (art. 68 ss. del
Codice dei beni culturali) contribuisce alla ricostruzione di un profilo identitario completo
e giuridicamente solido.
Infine, ogni opera d’arte merita un’attenzione proporzionata alla sua unicità. In essa si
intrecciano valori materiali e immateriali che il diritto deve saper tutelare attraverso
strumenti adeguati e un approccio sensibile, capace di coniugare rigore normativo e
comprensione del contesto artistico e collezionistico.
3. Standard di analisi
I passaggi e i profili da analizzare durante una due diligence storico-artistica, come esposti
sopra, non costituiscono uno standard uniforme. Attualmente, non esistono standard
univoci e riconosciuti ai quali fare riferimento per condurre un’analisi di tale tipo.
Fortunatamente, sempre più collezionisti e giovani investitori nel settore artistico stanno
cercando di tutelarsi in un mercato caratterizzato da pochi operatori, nei quali spesso si
ripone una fiducia eccessiva senza l’opportunità di consultare esperti riconosciuti e
certificati. Un ulteriore problema di questo mercato è che i collezionisti possono fare
affidamento ciecamente su documentazione apparente, la quale spesso risulta incompleta
e priva di autenticità, data l’assenza di parametri chiari per gli operatori.
Secondo la legge italiana, gli operatori del mercato sono tenuti a fornire all’acquirente la
documentazione che accompagna l’opera. In particolare, il venditore è obbligato a fornire
due elementi: un documento che attesti l’autenticità dell’opera e la sua probabile
attribuzione, e una relazione sulla provenienza dell’opera. Tuttavia, questo sistema presenta
due problematiche principali: (i) non è specificato quale soggetto qualificato possa rilasciare
tale perizia e (ii) i requisiti legali non sono chiaramente definiti dalla legge, risultando quindi
insufficienti per qualificarsi come una due diligence completa.
Per fare un paragone con il settore finanziario, prima di effettuare un investimento
significativo viene condotta un’analisi approfondita con l’aiuto di specialisti qualificati e
indipendenti, che valutano oggettivamente i rischi associati all’investimento. Purtroppo, tale
attenzione non è sempre riservata al mondo dell’arte, il che comporta numerose difficoltà
e rischi per i collezionisti.
4. Conclusioni
Il mercato dell’arte, caratterizzato da una notevole assenza di regolamentazioni rigorose e
standard definiti, presenta rischi significativi per chi vi opera. La mancanza di norme
uniformi e di procedure consolidate può esporre collezionisti e investitori a potenziali
problematiche, quali la falsificazione, la contestazione della provenienza e altre dispute
legali. In un contesto così privo di certezze, è cruciale effettuare un’analisi approfondita
dell’opera d’arte prima di procedere al suo acquisto.
La due diligence storico-artistica emerge come uno strumento indispensabile per mitigare
tali rischi. Attraverso un’accurata verifica della provenienza, dell’autenticità e della
documentazione associata all’opera, è possibile ottenere una visione chiara del valore reale
del bene e delle sue implicazioni legali e storiche. Questo processo non solo garantisce la
sicurezza dell’investimento, ma contribuisce anche a preservare l’integrità del mercato
dell’arte stesso.
In tal senso, sempre più operatori del mercato propongono l’adozione di uno schema di
due diligence funzionale e ben strutturato. Questo schema dovrebbe includere fasi chiave
come l’analisi della provenienza, la verifica dei documenti e delle certificazioni, e una
valutazione approfondita della storia dell’opera. Implementare tali procedure consente non
solo di proteggere gli investitori, ma anche di promuovere pratiche di acquisto più
trasparenti e responsabili nel settore dell’arte.
Dalle osservazioni fin qui esposte è evidente che il mercato dell’arte necessita di standard
definiti in modo chiaro e che riescano a tutelare un tipo di investimento che non può
considerarsi meramente speculativo, ma il quale è commisurabile anche e soprattutto su
fattori creativi ed estremamente soggettivi.
FONTI:
Calabi, G., Hecker, S., Sarro, R., & Busani, A. (2020). Le opere d’arte e le collezioni.
CEDAM.
Silvia Stabile (2024). Il diritto e la fiscalità dei mercati internazionali dell’arte. Wolters
Kluwer Italia.
Ethan Stern (2020), Anti-Money Laundering Regulation in the Art Market, Columbia
Business Law Review
*
S. MORABITO, Arte e Diritto: La Due Diligence come strumento di prevenzione e
valorizzazione, 16 BusinessJus 86 (2025)
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